Compreso nel New York City Pass acquistato on line, abbiamo scelto di includere la visita al National 9/11 Memorial Museum e Ground Zero. Anche in questo caso, come per Ellis Island una visita non facile da affrontare. Più ci avvicinavamo più personalmente sentivo un’atmosfera diversa da tutte quelle mai vissute in tutta la mia vita. Non sapevo cosa aspettarmi, e a raccontarlo mi viene ancora la pelle d’oca. Arrivare a Ground Zero è come lanciarsi nel vuoto: si rimane senza fiato. Puoi sentire ancora le urla delle persone che quella mattina correvano disperate cercando di sfuggire dalle macerie che crollavano dal cielo. Silenzio. Solo il rumore dell’acqua che violentemente scroscia lungo le pareti delle due vasche costruite sulle fondamenta delle Twin Towers, per poi essere risucchiate nel pozzo centrale che per quanto mi riguarda potrebbe arrivare fino al centro della terra.

Entrati al National 9/11 Memorial Museum ritroviamo testimonianze di ogni genere: dai cavi spezzati degli ascensori, ai furgoni dei vigili del fuoco. Dalle testimonianze video a quelle audio delle persone a bordo dell’aereo dirottato. è stata veramente una mattinata devastante per lo spirito, ma che porterò sempre nel cuore. Porterò sempre nel cuore l’umanità di quella guardia che senza sapere nulla di me, si è avvicinata e mi ha consolata. La cura e l’attenzione che il Memorial ha avuto nel preservare la dignità di tutte quelle vittime. La forza che questo luogo trasmette a chiunque si avvicini.

Mai avevo provato un vuoto così incolmabile, come in quell’istante. Leggere sulle balaustre che delimitano quelle due vasche quadrate i nomi di tutte quelle persone. Poi li, isolata da tutto, ma forte e stabile nonostante il vento di quella mattina, una rosa bianca. Mi sono sentita sopraffare, non riuscivo più a trattenerle. Le lacrime, così come l’acqua delle vasche, uscivano ininterrottamente. Non ne avevo più il controllo. Di li a poco una guardia mi si avvicina e mi abbraccia. Poi iniziamo a parlare di quello che mi stava succedendo. Era come se potessi sentire tutto quel dolore, quella sofferenza. È stato il momento più inteso di tutta la nostra permanenza a New York.